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sabato 22 settembre 2012

SUPEREREMO MAI CERTI VECCHI VIZI PER IL BENE DELLA CITTA'?


Padova è in una fase di evoluzione, inutile nasconderlo. Il continuo via-vai di persone, per motivi di studio, di lavoro o di immigrazione, unito alla posizione centrale della città, finirà nei prossimi anni per consegnarci una Padova diversa da quella che siamo abituati a conoscere. In questo senso, pubblico un articolo di Alberto Botton ripreso dal blog VirgilioPadova:

Quest'oggi vi propongo semplicemente qualche considerazione da cittadino che legge quotidianamente la stampa locale e che rimane spesso quantomeno perplesso alla lettura di alcune notizie riguardanti la gestione del territorio e la sua promozione. Chi legge questo blog, interamente dedicato a Padova (foto Padova24ore.it) avrà capito che nutro un certo interesse per tematiche legate al turismo, alla cultura e alle varie iniziative messe in campo per valorizzare il nostro territorio, interesse nato da studi fatti in passato e da qualche esperienza lavorativa.
Con il post di oggi, che inserisco nello spazio"la città che cambia", a partire da alcuni "vizi" duri da sconfiggere, mi sono lasciato prendere la mano provando ad esprimere qualche mia riflessione su temi che riguardano si il turismo ma più generalmente lo sviluppo ed il futuro della città, sperando di non risultare troppo banale al giudizio di persone più esperte e professionalmente preparate sull'argomento. 

Quali sono queste notizie che  ancora non riesco a digerire? Quelle che certificano il fatto che determinati problemi, vizi e abitudini non si riescano a superare...E' di qualche settimana fa la grave dichiarazione del sindaco di Montegrotto contro l'attività dell'ente turistico Turismo Padova Terme Euganee, reo secondo il sindaco Bordin, di gravare sul bilancio della collettività. Una dichiarazione assurda se pensiamo all'importanza dell'attività di un ente turistico in una località che di turismo ha sempre vissuto come l'area termale, attività che dovrebbe essere quantomeno rispettata. Altra questione i tagli da parte della Regione che mettono a rischio molti posti di lavoro degli addetti agli uffici turistici di informazione. Su questo tema avevo scritto questo post, qualche mese fa: "Turismo è accoglienza. Gli uffici turistici vanno migliorati, non chiusi!". Anche qui, sappiamo delle difficoltà economiche del nostro paese ma la professionalità di chi lavora in un settore "chiave" come il turismo dovrebbe essere forse maggiormente tutelata. Altra questione la continua litigiosità tra diversi enti territoriali, magari divisi da opposti schieramenti politici che bloccano progetti ed iniziative utili per il territorio. Qui mi direte che scopro l'acqua calda, che si sa che in Italia funziona così etc etc ma nonostante questo ogni tanto mi vien da pensare che non sia normale. Da quanto tempo Comune e Provincia sono in conflitto per via del nuovo Ospedale e ancor di più per il Centro Congressi? La scorsa estate c'è stata l'Europeade, il festival del Folklore, e pure questo ha destato polemiche, perchè pare che una fazione politica debba necessariamente, e a prescindere, mettere in cattiva luce chi sta dall'altra parte. Ora non voglio dire che si debba bloccare l'esercizio della democrazia ma se le iniziative, i progetti fossero più partecipati ed orientati ad un progetto più ampio, forse ci sarebbero meno occasioni di conflitto.

Tutta questa premessa per tirare fuori vecchi ragionamenti o concetti di cui molti amministratori del territorio sembrano riempirsi la bocca in occasione dei vari momenti istituzionali o davanti alle telecamere. Quali sono? Sempre quelli! "E' necessario mettere a sistema le nostre eccellenze (non mi piace il tono spesso autoreferenziale di questa espressione)", piuttosto che parlare di rete o governance. Per carità ci sono le buone pratiche, le eccellenze e le buone iniziative ci mancherebbe, sono processi difficili da mettere in atto, ma a questo punto mi chiedo se ci sia la volontà di superare questa frammentazione, questa dispersione di energie ed obbiettivi. Ho infatti la sensazione (sono anche un po' sarcastico) che come sistema territoriale non ci sia una "vision" condivisa dai vari attori del territorio verso cui tendere obiettivi, risorse ed energie. Non voglio fare il saputello che ha studiato sui libri e non conosce la realtà concreta di come funzionino le cose ma continuo a chiedermi perchè non emerga e non venga comunicato un piano, un'idea di città futura. Pensare che questo possa essere utile al territorio è solo una mia idea strampalata? Non credo... Si vuole puntare sul turismo ad esempio? Credo di si! ma allora perchè un sindaco della zona termale se ne esce con certe battute? Perchè si deve attendere così tanto per il centro congressi? Perchè l'accoglienza ed il servizio degli uffici turistici deve essere trattato quasi come un servizio "superfluo"? Sono domande le mie...

Ed è un peccato perchè secondo me Padova ed il suo territorio avrebbero enormi potenzialità da esprimere ma forse, a questo punto, riuscire a creare queste condizioni non è una priorità per tutti. Dal punto di vista della cultura e dei giovani, avverto una gran voglia di fare, partecipare, sentirsi protagonisti. 

Giovani dell'università con il progetto CAM (Con Altri Mezzi) hanno pubblicato un volume dal titolo "La città dei senza" (a destra il vicesindaco Ivo Rossi impegnato a leggerlo) in cui hanno interrogato molti esponenti della cultura padovana, abbiamo visto lo scorso weekend il successo di un evento come ilVintage Festival, il prossimo weekend ci sarà il festival della letteratura noir e pulp nata da una bellissima realtà tutta padovana, quella di Sugarpulp. Appassionati di fotografia trovano associazioni ed opportunità per esprimersi come Arte laterale,Padova Fotografia oltre agli storici fotoclub, idem per quelli che amano il teatro (Teatro de Linutile, TAM) e la danza, la formazione, la consulenza, la produzione in materia di audiovisivi e new media di AntennaLab e molte altre realtà interessanti e dinamiche. Notevolissimo il lavoro fatto in questi anni anche dall'assessorato alla cultura nel proporre format di eventi sempre accattivanti ed in linea con l'identità mutevole della città come RAM, Universi Diversi, Estate Carrarese, etc etc.

Nonostante tutto questo, alla città forse manca ancora una certa coscienza di sè.Forse alla domanda, com'è Padova, quali sono i tratti distintivi della città, si farebbe fatica a trovare un accordo perchè è una città dalle mille identità. D'altra parte forse manca proprio un progetto, una visione a lungo termine che possa anche trasmettere sia all'esterno sia ai cittadini un'immagine più omogenea della città stessa. Padova avrà mai un suo "brand" unitario per proporsi proprio come "prodotto" ai visitatori e ai potenziali investitori così come un po' tutte le città del mondo stanno cercando di fare? Quando uno sta tanto sui libri come il sottoscritto, certi argomenti gli rimangono in testa ed il tema del Turismo Urbano a Padova è stato l'oggetto della mia tesi di Master in Governance delle Risorse Turistiche Territoriali qualche anno fa (della mia tesi si parla qui in un mio vecchio blog ancora on line Scarica qui la presentazione in powerpoint della mia tesi) che ho avuto l'opportunità di presentare con mia grande soddisfazione al centro culturale Altinate- S.Gaetano in un convegno organizzato dall'associazione "La Specola delle Idee", incentrato proprio sul tema dell'immagine di Padova.

Una prima domanda che mi incuriosirebbe fare ai padovani sarebbe proprio questa "Come vedi la tua città?". All'esterno, da uno studio fatto qualche anno fa da Espon, un importante progetto europeo sul tema della "visione" territoriale comunitaria, Padova viene vista come una città che accoglie funzioni di livello “trasnazionale” e caratterizzata da un’economia diversificata. Il dimensionamento ottimale viene fatto coincidere con una popolazione di 506.000 abitanti, numero superiore a quello del totale dei comuni dell’attuale Conferenza Metropolitana afferenti al Pati. Altro che i 210.000 abitanti del comune di Padova: secondo questo studio i comuni della cintura dovrebbero essere accorpati in un'unica grande Padova. Se non altro, forse, la si smetterebbe di pesare certi problemi della città come stessimo parlando di una "cittadina". Tutti temi attinenti al progetto di ricerca "Free writing" promosso dalla Fondazione Menato nato per creare in maniera condivisa il futuro della città di Padova, delineando le traiettorie di sviluppo, cambiamento e crescita dell'area metropolitana.
Mi piacerebbe, insomma, vedere iniziative volte a favorire uno sviluppo omogeneo e condiviso nel medio-lungo periodo. Insomma aggregare tutte le energia che emergono verso un obiettivo comune per valorizzare al meglio le potenzialità e le vocazioni della città, potenzialità ed opportunità che in passato sono state forse perse. Non tutti sanno, ad esempio che Padova è stata un luogo importante per la nascita dell'industria automobilistica italiana e che la Fiat avrebbe potuto insediarsi da queste parti come scrive Gianni Trivellato in questo suo post.

L'articolo contiene alcuni spunti interessanti. Mi sento di rispondere adeguatamente solo su un punto sollevato da Alberto: la necessità di passare anche amministrativamente alla "Grande Padova". E' vero, sarebbe un'opportunità di crescita unica, ma temo che i tempi non siano ancora maturi. Padova nel corso degli anni ha dimostrato di non avere una classe politica in grado di gestire i cambiamenti e la crescita della città stessa, e l'hanno dimostrato su qualsiasi tema in ballo, dalla viabilità alle grandi opere fino ai trasporti, alle politiche abitative, all'immigrazione... I paesi della Cintura Urbana oggi possono essere considerati tranquillamente dei quartieri periferici di Padova, ma il fatto di non far parte amministrativamente del Comune di Padova, fa si che essi abbiano una propria autonomia gestionale che li rende delle perfette zone residenziali, a misura d'uomo. Parlo per Ponte San Nicolò, dove abito, ma anche per Rubano, Selvazzano, Albignasego, Noventa, Pontevigodarzere, Limena, Villafranca, Abano, Saonara... Dovessimo passare sotto il Comune di Padova, saremmo considerati semplicemente "padovani di serie B", dal momento che la classe politica locale ancora non ha superato questi vecchi schemi (che invece la cittadinanza ha messo da parte da un po') e che pare che gli unici padovani degni di considerazione, al punto che a volte ho quasi l'impressione che "ogni loro desiderio sia un ordine", siano i residenti del Centro Storico. Una cosa inaccettabile, per noi che padovani lo siamo alla stessa maniera pur vivendo nella cintura urbana. E mi dispiace, finchè non ci sarà una classe politica in grado di ragionare a 360 gradi, i tempi per creare la "Grande Padova" non saranno mai maturi. Con annessi e connessi, e con grande smacco per la città che continuerà a farsi considerare "cittadina". Ma di chi è la colpa di tutto ciò?

1 commento:

  1. La tua risposta Corrado è assolutamente condivisibile. Il mio auspicio per una Grande Padova è motivato dal fatto che "sogno" un futuro in grande per Padova perchè le potenzialità ci sarebbero eccome. Il mio metro di paragone non sono altre città italiane e forse qui sbaglio, ma altre città europee di dimensioni simili a Padova se non più grandi. Per via della classe politica capace di ragionare a 360° sono piuttosto d'accordo nel senso che ci sono politici che avrebbero questa mentalità nelle loro corde ma ce ne sono altri e forse in numero maggiore che non lo sono affatto e che guardano i loro interessi di bottega...non a caso il mio post parla di vizi che non si riescono a superare.

    Aggiungo però che non dobbiamo, secondo me, crearci facili alibi, ed iniziare a ragionare in termini di area metropolitana. Già nella proposta della grande Padova di ivo Rossi negli anni '80 si parlava di istituire le cosidette "municipalità" cioè dei nuovi quartieri con poteri maggiori rispetto ai quartieri tradizionali che dovevano coincidere proprio con i comni maggiori della cintura inglobati nella Grande Padova. I tempi non sono maturi? Solo per colpa della classe politica però perchè per il bene della città siamo anche in ritardo secondo me...l'avessimo fatto 30-40 anni fa avremo forse un'unica area industriale e non un'area industriale per ogni comune..giusto per considerare un singolo aspetto...

    Manco un progetto forte che riesca a coinvolgere anche i comuni della cintura forse, che li faccia sentire parte del sistema, per quello parlo di assenza di un'idea di Padova del futuro. I grandi piani strategici si fanno in un orizzonte di tempo anche lungo (20 anni) ma da noi, per esigenze elettorali non si riesce mai a progettare nel medio/lungo periodo. In questo senso si, manca una classe politica in grado di ragionare a 360° gradi ma questa mancanza diventa un danno per tutta la città e l'ennesimo ostacolo alla crescita (economica e quindi anche di posti di lavoro) della città.

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