Traduzione

mercoledì 19 settembre 2012

TANTA PUBBLICITA', NESSUNA INTEGRAZIONE


Articolo tratto da "Il Mattino di Padova" del 19 settembre 2012:

Eravamo rimasti allo spot in dialetto veneto di Aperol per pubblicizzare lo spritz padovano. Ora invece Tim ha tappezzato i sottopassaggi della stazione ferroviaria con cartelloni pubblicitari in lingua araba e rumena. A Padova, città multietnica e multiculturale, il melting pot è entrato anche nel marketing e nella comunicazione. “La musica più bella è la voce dei tuoi amici” è il messaggio Telecom lanciato ai migranti per convincerli a stipulare un contratto di telefonia mobile.
Lo spot è comparso da qualche giorno nel luogo forse più frequentato da stranieri in città, quello più volte criticato per il degrado, quello chiamato “la nuova via Anelli”: appunto, la stazione.
«È una campagna etnica partita nei primi giorni di settembre» spiegano all’ufficio marketing di Telecom,
«serve a promuovere un’offerta di Tim per gli stranieri in Italia. Sono state individuate le etnie più presenti in alcune grandi città italiane ed è stato deciso di lanciare loro un messaggio. Giochiamo sull’effetto emozionale della musica tradizionale, associando lo slogan “La musica più bella è la voce dei tuoi amici”. Ovviamente i rumeni avranno delle agevolazioni per chiamare in Romania, mentre marocchini e tunisini potranno usufruire di promozioni ad hoc».
La campagna pubblicitaria della Tim ha fatto il suo esordio a inizio estate a Milano e provincia, scatenando la reazione della Lega Nord. Sostanzialmente la critica mossa dai militanti del Carroccio dell’hinterland milanese ruota attorno alla mancanza di una traduzione in lingua italiana che rende lo spot incomprensibile agli autoctoni e dà un messaggio di isolamento agli stranieri. «Chi viene in Italia deve parlare italiano», contestano i leghisti.
Ma Tim sostiene la validità dell’operazione e punta ad attrarre nuovi abbonamenti in un bacino che, dicono, può dare ancora molto. «I manifesti sono stati realizzati per rumeni, albanesi, marocchini, egiziani e bengalesi» specifica ancora l’ufficio marketing, «per noi è un mercato molto importante. La spesa media di un cliente straniero è più alta se confrontata con quella di un cliente nazionale. Hanno frequenti contatti con i parenti e soprattutto a casa non hanno il telefono fisso. Dunque per noi diventa importante far giungere l’offerta dell’azienda nel modo più chiaro e immediato».
Anche a Padova, città che sta vivendo il naturale “travaglio” legato all’integrazione, la pubblicità potrebbe scatenare qualche protesta, soprattutto in un luogo come la stazione, nuovo punto di riferimento per le polemiche legate al degrado e all’immigrazione. In attesa di ciò, godiamoci la città del futuro attraverso questi spot.
La parte finale dell'articolo sembra scritta da una persona che, senza offesa (ma si offenda pure, non è un problema mio!), sembra vivere in una dimensione parallela... La città del futuro? Io mi auguro che a prescindere dai tratti somatici di chi l'abiterà, si continuerà a parlare il nostro bellissimo dialetto padovano, ancora oggi in auge... Nel caso un domani a Padova si parlasse il romeno o l'arabo, non sarebbe più Padova ma diventerebbe un quartiere di Bucarest o di Islamabad. Mi auguro che questo principio non sia in discussione, altrimenti non cominciamo nemmeno il discorso!
Quanto al resto, noto con piacere che in più di vent'anni l'Italia non si è ancora dotata di una vera e propria politica sull'immigrazione, e men che meno a Padova si è pensato di far qualcosa per limitare certi fenomeni che in passato ma anche oggi hanno portato più danni che benefici. In compenso però si è rapidissimi a cogliere le opportunità commerciali, e forse qui sta il fulcro della questione: i cittadini stranieri che vivono a Padova non sono considerati persone ma numeri, come del resto "numeri" sono considerati gli stessi padovani autoctoni da un pò di tempo a questa parte. Siamo tutti numeri, in un mondo in cui delle tue condizioni di vita non importa nulla a nessuno, ma piuttosto interessa che tu sottoscriva un contratto con questa compagnia telefonica piuttosto che con quell'altra, e che ti fai rifornire di gas da un'azienda piuttosto che da un'altra. Si chiama "libero mercato". Libero dalle tariffe, libero nella concorrenza, libero anche nel traffico di esseri umani. Non voler capire questo, e magari dare dei razzisti a chi sostiene una simile teoria, significa nascondere la testa sotto la sabbia!
Ce la diciamo tutta, fino in fondo? A nessuno importa una beata sega del degrado esistente in certe zone della città. Nè al sindaco (che è lo stesso che a suo tempo permise la creazione di certi ghetti, oggi sparpagliati in altre zone della città), nè alle istituzioni, nè a nessun altro. A loro interessa avere nuovi consumatori, e possibilmente nuovi elettori. Non faranno mai nulla per sistemare la stazione e le zone limitrofe, ma sono rapidi e velocissimi a mettere dei cartelloni pubblicitari in arabo o in romeno. Quello importa.
Applaudo l'iniziativa commerciale, veramente geniale: CLAP! CLAP! CLAP!
Ma non venite a parlarmi di integrazione per cortesia. Queste stronzate raccontatele a chi vi sta a sentire e magari non mette mai il naso fuori dalla porta di casa. In Italia non esiste integrazione, di nessun tipo. E Padova non fa eccezione, anzi vorrei dire che è una delle città in cui il problema è maggiormente accentuato ("Perché siamo una grande città!", vero Zanonato e Carrai?). In Italia esistono gli italiani ed esistono gli stranieri. E questi ultimi, a prescindere dal loro stile di vita, a prescindere che spaccino droga, vendano accendini o che abbiano un lavoro regolare e retribuito, sono semplicemente stranieri in un paese straniero che mal sopportano e dove sono mal sopportati. Le campagne pubblicitarie e le stronzate sulla "città del futuro" risparmiatevele, grazie!

Nessun commento:

Posta un commento

Posta qui il tuo commento