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mercoledì 19 settembre 2012

GENESI DEL GHETTO DI VIA ANELLI: TUTTI GLI SCHELETRI NELL'ARMADIO DI FLAVIO ZANONATO


Recentemente il sindaco di Padova ha avuto un alterco con un ragazzo vicino ai centri sociali nel corso della festa del PD. Cliccando qui potete leggere l'accaduto e vedere un video. Quello che invece vado a proporvi è una mia riflessione scritta per il sito "Dalla Parte del Torto"che riporto integralmente:

La questione di via Anelli a Padova torna spesso e volentieri alla ribalta, ed a sei anni dalla sua chiusura continua in qualche maniera a tenere banco, direttamente o indirettamente. Credo valga la pena rinfrescare un pò la memoria del lettore, in quanto via Anelli è la situazione-fotocopia che si è creata poi in molte altre città, e la politica del Comune di Padova in questo senso ha fatto da apripista per molte altre giunte comunali che dietro la facciata dell’ “accoglienza” e dell’ “antirazzismo” hanno cominciato a nascondere delle gigantesche speculazioni edilizie.
Come tutte le cose, anche il Bronx padovano ha avuto una sua genesi,
che risale al periodo 1993/94. Prima, negli anni ’70 e ’80, era un rione composto da una serie di palazzine (il famigerato, negli anni a venire, complesso “Serenissima”) costituite da mini-appartamenti di 70 mq e prevalentemente abitato da studenti. Intorno al 1985/86 un amico di infanzia di mio padre gestiva all’inizio di quella strada un chioschetto di pizze al trancio e panini, ed il sabato pomeriggio capitava spesso che io ed il mio vecchio lo andassimo a trovare: io ci guadagnavo una pizzetta ed una coca-cola, mio padre scambiava due chiacchiere e (giustamente) si rifaceva anche un pò l’occhio, dal momento che la quantità di figa che bazzicava da quelle parti era più che discreta. Poi cominciò il declino, quando i proprietari dei mini-appartamenti alzarono in maniera spropositata i costi degli affitti, e gli studenti iniziarono ad andarsene uno dopo l’altro lasciando pian piano morire il rione a partire dai primi anni ’90. Che fare allora? In quel periodo l’Italia cominciava a conoscere il fenomeno dell’immigrazione di massa, e Padova (città più che mai fedele alla sua immagine di “progressista” ed “accogliente”) era in prima linea nell’accogliere le nuove masse di immigrati. Serviva però un luogo in cui far vivere questa gente, e si presentò così la ghiotta occasione di sfruttare le palazzine abbandonate del complesso “Serenissima”. Come già detto, il tutto accadde fra la fine del 1993 e l’inizio del 1994, ed i primi ad occupare le palazzine furono gli albanesi che in quegli anni sbarcavano a frotte in Puglia e risalivano poi lo stivale in cerca di fortuna. Chiaramente se uno studente non poteva permettersi le cifre assurde richieste per l’affitto, figuratevi un migrante. Fu così che la malavita straniera trovò il sistema per infiltrarsi: sempre più spesso i mini-appartamenti venivano affittati a singoli stranieri particolarmente “in carta” che a loro volta subaffittavano a connazionali, i quali arrivavano a vivere anche in 15-20 dentro delle autentiche topaie. Per pagare l’affitto, c’era chi svolgeva lavoretti saltuari o in nero, e chi semplicemente aiutava gli affittuari nello svolgimento di attività illecite come lo spaccio di droga ed il traffico della prostituzione. Del resto, quello era un periodo in cui nella malavita veneta si era verificato uno straordinario vuoto di potere con la fine della Mala del Brenta e del “mito” di Felice Maniero; e la loro eredità venne semplicemente raccolta dalle bande di stranieri che trovarono inaspettatamente campo libero.

Una situazione esplosiva, su cui l’allora sindaco (che è lo stesso Zanonato di oggi, colui che da vent’anni amministra Padova come se fosse il suo personale Granducato) e l’allora Prefetto glissavano in nome del “controllo delle masse” da una parte e dell’”accoglienza” dall’altra. Celebre fu in quel periodo la risposta dello stesso sindaco Zanonato in Consiglio Comunale, a chi aveva sollevato delle perplessità circa l’ammassare di tanti disperati in un complesso residenziale: “Io sono un accanito lettore de “I miserabili” di Victor Hugo, a me i clochard piacciono tanto!”, frase pronunciata con la sua consueta strafottenza, che qualifica molto bene il personaggio. Nell’estate del 1994 ci fu anche il primo omicidio nel nuovo “Bronx” padovano: un diciottenne albanese pagò con la vita uno sgarro fatto ad alcuni connazionali nel campo della prostituzione.
Apro una parentesi: in quel periodo, lo zoccolo duro della nostra curva era solito ritrovarsi presso il Bar Alpha, che si trovava ad un tiro di schioppo dal complesso “Serenissima”, dietro il Centro Commerciale “Giotto”. Quel bar e quel passaggio se vogliamo erano una sorta di “zona franca”, nel senso che in un rione completamente invaso da immigrati che spesso e volentieri facevano il bello ed il cattivo tempo, il Bar Alpha era un oasi a se stante, e gli stranieri si guardavano molto bene dall’alzare la cresta quando erano in zona. Non la pensava tuttavia in questo modo la Digos di Padova, che proprio in quel periodo cominciò a monitorare le frequentazioni del bar, arrivando a noleggiare apparecchiature all’avanguardia per le riprese notturne, che vennero messe ad inquadrarne l’ingresso 24 ore su 24. Le riprese vennero successivamente utilizzate nell’ambito dell’inchiesta che portò a decine di fermi nei giorni successivi agli incidenti di Padova-Vicenza, nel marzo 1994. Il Bar Alpha venne abbandonato, essendo diventato un ritrovo “scottante”, e nel giro di qualche mese divenne una base dello spaccio cittadino. Ma non mi risulta che la questura abbia mai più fatto monitorare la gente di passaggio al bar, ne che abbia noleggiato apparecchiature costosissime per riprenderne il via vai. Segno evidente che il progetto era ben chiaro: trasformare l’intera zona in un porto franco per il traffico di droga e prostituzione.
Tuttavia gli albanesi in via Anelli durarono comunque poco. La malavita albanese, in questo senso, ha sempre avuto uno spiccato senso degli affari oltre che un certo amore per la bella vita e le auto di grossa cilindrata. Di certo non avrebbero trascorso la loro esistenza in un quartiere ghetto. E così col tempo gli albanesi sparirono dalla “strada”, cominciando a trattare attività criminali su larga scala e traffico di gran quantità di sostanze stupefacenti, lasciando la vendita “al dettaglio” di fumo e cocaina ai nordafricani. Nello stesso periodo cominciò ad imporsi anche la malavita nigeriana, dedita più alla prostituzione ed al traffico di cocaina. Era il periodo 1996/97, e le due etnie che si trovarono a condividere il complesso “Serenissima” non andavano particolarmente d’accordo, anzi. Nell’estate del 1997 ci furono anche le prime scene di guerriglia fra i due gruppi, con conseguente intervento del Reparto Celere di Padova. Ricordo bene che in quei giorni mi trovavo al mare, e l’eco degli scontri di via Anelli si era diffuso anche su quotidiani come Repubblica o La Stampa. La sensazione è che avessero scoperto l’acqua calda: via Anelli era semplicemente una zona da evitare già da qualche anno per i padovani che non cercavano droga. E pian piano se ne stavano accorgendo un pò tutti, compreso il sindaco di Padova….
Nella Primavera del 1999 Zanonato venne sconfitto al ballottaggio da Giustina Destro, candidata del centro-destra. “Ripuliremo via Anelli, utilizzando anche i cani se necessario!” fu una delle tante promesse dell’amministrazione di centro-destra. Ma furono solo parole. La situazione tuttavia non migliorò, anzi andò sempre peggiorando. Via Anelli venne sempre più ghettizzata. Nell’estate del 1999 la seconda guerriglia interna al complesso Serenissima, fra bande di nordafricani e nigeriani. Intervenne il Reparto Celere di Padova, operando diversi fermi. Qualche celerino, quelli che spesso vedete digrignare i denti e vibrare colpi col manganello verso i ragazzi (meglio se ragazzini) di stadio, quel giorno ammise tranquillamente ai giornali di essersela letteralmente fatta in mano di fronte a degli autentici armadi a muro nigeriani che avanzavano in massa verso di loro, armati di machete…
Sempre nel 1999 venne arrestato anche l’amministratore del Complesso Serenissima, tale Leonida Agosti, uomo molto vicino a Zanonato, con l’accusa di “Associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento per la permanenza di clandestini in Italia”. Venne arrestato alle due di notte, mentre cercava di recuperare i soldi di un contratto di affitto nel “bronx”. Tuttavia le accuse contro di lui caddero, e con il ritorno di Zanonato sulla poltrona di primo cittadino, venne successivamente riciclato come amministratore in un altro quartiere “caldo” di Padova: al Portello!
Come dicevamo nei primi anni del nuovo millennio il ghetto di via Anelli non cambiò di una virgola, diventando a tutti gli effetti una zona “off-limits” della città. Nel 2004 Zanonato venne nuovamente rieletto sindaco di Padova, impostando la propria campagna elettorale proprio sul problema sicurezza e sul caso di via Anelli, con tanto di cartelli appesi al collo che recitavano “Siamo tutti marocchini bianchi”. Qualcosa di veramente triste, se non fosse che Zanonato venne rieletto più che altro perchè la controparte era rappresentata ancora dal sindaco uscente Giustina Destro. E così nell’estate del 2006 si verificarono  nuovi scontri fra nigeriani e nordafricani, questa volta con il contorno dei motivi religiosi. Una guerriglia che coinvolse l’intero quartiere della Stanga, con un bilancio pesante: 21 accoltellati, oltre 50 fermi, decine di auto distrutte, lacrimogeni e colpi di pistola sparati in mezzo ai palazzoni del complesso “Serenissima”.
Questa volta i “marocchini bianchi” di Zanonato decisero che era troppo, e si risolse il problema di via Anelli erigendo un muro tutt’intorno al cortile dei sei palazzoni. L’erezione del muro è un attimino in contrasto con quello che dovrebbe essere lo spirito “muticulturale” che il PD ha sempre fatto suo, ma è esattamente rappresentativo dell’idea che hanno i “berlusconiani di sinistra” come Zanonato per dirimere le questioni: tirano su un muro, in tutti gli ambiti della vita, che sia via Anelli o che sia un oppositore politico che porta dei dati di fatto a cui loro non sanno rispondere! E per questo motivo in settembre, in occasione dell’erezione del muro, la manifestazione dei Centri Sociali di Padova si concluse con un altra guerriglia contro le forze dell’ordine. Che non andarono per il sottile, in fin dei conti cosa c’è di più bello per un celerino che massacrare di botte un comunista? Sicuramente è più divertente che vedersi piombare addosso 200 negroni armati di machete…!
Gli scontri del settembre 2006 sono proprio gli episodi a cui si riferiva il ragazzo che ha affrontato Zanonato,rimediandone gli schiaffi.  Ma all’epoca furono scontri che ebbero un vasto eco soprattutto a sinistra, tanto che la capolista dei Verdi Aurora d’Agostino affrontò a muso duro il sindaco durante il consiglio comunale, “omaggiandolo” fra l’altro del supporto di un candelotto lacrimogeno sparato dalle forze dell’ordine verso i ragazzi dei Centri Sociali, e ricevendone in cambio il boicottaggio…
In tutti questi anni si sono sprecate le idee per riqualificare via Anelli. Abbiamo sentito i “sermoni” di artisti come Moni Ovadia o Caparezza che invitavano a “non demonizzare” il ghetto, un pò come anche il Vescovo di Padova (è curioso vedere tutta questa “commistione” di idee fra categorie sociali che normalmente non si sopportano!). Abbiamo addirittura sentito per un certo periodo la proposta di mandare gli agenti di polizia a vivere con le proprie famiglie nel complesso “Serenissima”, in modo da essere a stretto contatto con la criminalità. Alla fine il Comune optò per l’unica soluzione possibile: lo sgombero!
Fra il febbraio 2005 ed il settembre 2007 (con in mezzo la guerriglia del luglio 2006) tutte e sei le palazzine del complesso “Serenissima” vennero sgomberate, ed i residenti spostati in altre zone cittadine. A dare una grossa mano ci pensò l’allora Assessore alle Politiche sociali Daniela Ruffini, che stravolse la graduatoria per l’assegnazione degli alloggi popolari, privilegiando gli stranieri rispetto agli italiani. Zanonato, dopo essere stato il sindaco che contribuì alla nascita del ghetto di Via Anelli, fu anche colui che mise la parola “fine”. Almeno sulla carta: penso che tutti noi siamo coscienti che quando si va in bagno è necessario tirare l’acqua dopo che si è fatto i propri bisogni, e che se non lo facessimo prima o dopo la merda deborderebbe dal water. Se una volta che la merda è già debordata la raccogliete e la spargete in giro per la casa, vi ritroverete col water (forse) pulito ma con il resto della casa infestato da feci, odori nauseabondi e malattie. E’ quello che successe a Padova: la “diaspora” da via Anelli non ha fatto altro che creare altri ghetti in altre zone della città, e per crederci fatevi un giro nei pressi della stazione ferroviaria, in via Bixio o in via Cairoli, o in quartieri come l’Arcella o il Portello.
Attualmente via Anelli è disabitata: sulle sei palazzine del complesso “Serenissima” si erano avanzate varie ipotesi, sembrava addirittura che ci fosse una società inglese disposta ad acquistare il terreno per abbattere le palazzine e costruire, ma per ora le palazzine rimangono li, a far bella mostra della loro inutilità, ricordando a tutti il ghetto che fu. C’è anche una vertenza in corso fra l’Amministrazione Comunale ed i proprietari di alcuni mini-appartamenti che hanno denunciato il sindaco per “appropriazione indebita”. Certo, nei primi anni ’90 gli stessi proprietari furono il “mezzo” con il quale si creò il ghetto, nel momento che accettarono che i loro appartamenti fossero affittati e subaffittati da palazzinari senza scrupoli in nome del “Dio denaro” che cominciò a scorrere a fiumi nelle loro tasche. Ma alcuni proprietari (coloro che poi hanno proceduto legalmente contro il Comune) nel ghetto ci sono rimasti fino alla sua chiusura. Ed il “grande burattinaio” di tutta l’operazione fu proprio Zanonato, che in seguito passò come salvatore della patria.
Oggi Zanonato prende a schiaffi chi lo attacca sulla questione di via Anelli. E’ un pò il tipico atteggiamento suo, quando si sente attaccato. A parte il fatto che mi viene da sorridere sul fatto dell’educazione, nel senso che potremmo parlare per ore della sua educazione (Clicca qui per averne un assaggio), credo che gli schiaffi glieli tirerebbe volentieri buona parte della città, per lo meno quella parte di città che gli occhi li ha belli aperti ed ha avuto modo di riflettere a fondo sulla questione di via Anelli. E, chissà, magari anche molti altri residenti di altre città, che si sono trovate ad affrontare problematiche similari, magari con giunte che hanno ricalcato passo dopo passo il “modello Padova”. Ovviamente, ci saranno sempre coloro che lo considereranno il “salvatore della Patria”: sono quelli che non capiranno mai un cazzo, o che sono in malafede!


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