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domenica 23 settembre 2012

PADOVA IN ETA' ROMANA



Padova romana.
La città entra in contatto con Roma fin quasi dalle origini di questa, stringendo un'alleanza militare per fronteggiare insieme la pressione dei Galli, stanziati sulle vicine colline Beriche, a sud dell'attuale Vicenza. Successivamente i sempre più frequenti rapporti determinano la romanizzazione della città, che diventa municipium tra il 49 e il 42 a.C, probabilmente nel 45 a.C con la Lex Julia Municipalis. Fu ascritta alla tribù Fabia, assimilata alla gens Julia, e visse pacificamente per 4 secoli, divenendo una delle più ricche città dell'Impero grazie, tra le altre cose, all'allevamento di cavalli. Poco prima di questo evento nacque, appena fuori città, Tito Livio, che di Roma scrisse la storia nella monumentale opera "Ab urbe condita" in età augustea. 

In questo periodo Padova era la terza città più importante, dopo Roma e Cadice e divenne parte della X Regio che aveva come capitale Aquileia, cui era collegata grazie alla via Annia (costruita nel 731 a.C.) che partiva da Adria. Questa antichissima ed importante strada permetteva di collegarsi con la Postumia, che attraversava la Pianura Padana, arrivando fino a Genova e proseguiva oltre Adria con la Annia Pompilia e la Flaminia che terminava a Roma. Propio questa posizione di crocevia e la facilità ad usare i corsi d'acqua per il trasporto delle merci, permisero alla città di raggiungere una felice condizione economica. A quell'epoca la città si era sviluppata attorno al cardo e al decumano che corrispondevano rispettivamente alle attuali assi di Strà Maggiore (ora Via Dante)/Via Barbarigo e Via S. Francesco, l'Umbelicus Urbis si collocava nell'attuale Piazza del Duomo. Le mura romane, di cui non rimangono purtroppo tracce si estendevano probabilmente da Ponte Molino a Porta Altinate, a Porta Pontecorvo, a Ponte S.Giovanni delle Navi a Ponte dei Tadi.
Altro asse fondamentale per la città era quello di Via Altinate (così chiamata perché portava ad Altino, tappa fondamentale della via per Aquileia)/Corso Milano e Corso Garibaldi/Via Roma. Nel punto d'incontro di queste due strade c'era il Foro, che si estendeva in corrispondenza dell'attuale Listón da Piazza Garibaldi a Piazza Cavour. Del Foro ci rimane solo la Colonna della Madonna dei Noli, al centro di Piazza Garibaldi, Appena oltre il Foro, le Terme, i cui resti sono stati trovati nell'area tra il Municipio e Via San Canziano, dove era il nucleo più antico della città Un po' più a Nord, l'Arena, i cui resti sono ancora visibili nei giardini omonimi. A Sud, poco fuori dai confini della città, il magnifico teatro dello Zaìro e il Circo, nell'area in cui ora sorge Prato della Valle.

Tito Livio.
Scarse le notizie sulla vita del grande storico ed autore latino Tito Livio, di cui non si conosce il cognome. Si ritiene sia nato a Teolo il 59 a.C. Pur provenendo da nobile famiglia, lo storico non partecipò alla vita pubblica. Venne inizialmente accusato di patavinitas ovvero di provincialismo dai suoi detrattori, ma si impose ben presto come uno dei più grandi storici del suo tempo. Quando all'età di 24 anni si trasferì a Roma, si guadagnò infatti notevole prestigio e divenne amico dell'imperatore Augusto, che pare gli affidò l'educazione culturale del nipote adottivo Claudio di cui intese ed assecondò la propensione alla storiografia. Ebbe una figlia ed un figlio, Tito, divenuto poi famoso geografo. I suoi interessi si rivolsero dapprima alla filosofia, ma presto si concentrarono interamente sulla redazione della monumentale storia di Roma, Ab Urbe Condita, per celebrare Roma dalla sua fondazione (tradizionalmente datata 21 aprile 753 a.C.) fino al regno dell'imperatore Augusto. Le sue opere, ancor oggi studiate e commentate, sono diventate dei classici.
Di idee conservatrici, improntò la sua vita e la sua opera ad equilibrio morale e religioso e spirito patriottico. Il suo essere un convinto pompeiano, e quindi critico nei confronti di Cesare, non gli impedì di comprendere lo spirito nuovo dei tempi, di ammirare l'opera riformatrice imperiale e di celebrare la pace augustea e la figura stessa dell'imperatore. Morì a Padova nel 17 d.C. La sua lapide funeraria con un'epigrafe incisa su un grosso blocco di ruvida trachite euganea è conservata nell'atrio del Palazzo Capodilista, in Via Umberto I.

(Le notizie sono riprese dal sito Padovanet)

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