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venerdì 5 ottobre 2012

STADIO: DOPO LIMENA ANCHE VILLAFRANCA SI CANDIDA AD OSPITARE IL FUTURO NUOVO IMPIANTO DEL CALCIO PADOVA


Siamo ancora nel campo delle chiacchiere, ma le chiacchiere prendono sempre più forma. Nelle scorse settimane, l'AD del Calcio Padova Baraldi aveva avanzato l'ipotesi di costruire un nuovo stadio, privato, per le partite interne dei biancoscudati in un comune limitrofo alla città, nella cosidetta "Grande Padova". A dettare quest'ipotesi è solo una cosa: l'atteggiamento di chiusura totale del sindaco Quimby-Zanonato, che non è disponibile a trattare a nessuna condizione la ristrutturazione dell'Euganeo, nè per mano del Comune (che sostiene di non avere soldi, per averli tutti spesi nella realizzazione dell'inutile pala-indoor) e nemmeno per mano di iniziativa di privati.


E così nelle scorse settimane era venuto allo scoperto il sindaco del Comune di Limena (clicca qui) che aveva offerto al Calcio Padova la propria disponibilità. Ora il sindaco di Limena non è più solo: anche quello di Villafranca ora si candida a poter ospitare il nuovo stadio del Padova.  "Si parla certo di idee, ma nel caso in cui si concretizzassero e qualche imprenditore disposto a costruire il nuovo stadio cercasse un luogo idoneo, noi di Villafranca siamo ben disponibili. In fondo abbiamo un vasto territorio e un’area agricola molto estesa, specialmente intorno alla frazione di Ronchi. Dove, particolare non trascurabile, è prevista nella progettazione del “Grande raccordo anulare” la realizzazione di un casello dell’autostrada che ci collegherebbe alla rete di autostrade e di tangenziali". Parola del Sindaco Luciano Salvò. Che aggiunge: "La metropolitana di superficie darebbe l’opportunità alle persone di raggiungere lo stadio anche utilizzando i mezzi pubblici. Si tratta di infrastrutture che ancora devono concretizzarsi, ma nel caso di una dislocazione dello stadio oltre i confini di Padova, avremmo delle carte da poter giocare. E sarebbe opportuno che lo stadio, che ha importanza per l’intera provincia, venisse dislocato all’esterno della città. D’altronde, mi sento un sindaco dell’area metropolitana e vedo la necessità di portare i servizi in ogni parte del territorio provinciale, con una visione meno ristretta di quella avuta finora. Ci eravamo già candidati ad ospitare il polo scientifico a Ponterotto, che supportasse il nuovo ospedale, ma i tecnici di Padova non hanno ritenuto l’idea valida. Magari con lo stadio potrebbe andare meglio".

Certo, Padova sta cambiando, è già cambiata per molti aspetti. Moltissimi padovani vivono nella "Grande Padova", ed anche la squadra cittadina è più seguita nella Cintura Urbana che in città. La scelta di un comune limitrofo a Padova avrebbe un senso, pur se controcorrente. Ha meno senso se pensiamo alla cronica mancanza di mezzi pubblici, e mi auguro che i comuni che si candideranno ad ospitare il nuovo stadio si organizzino anche per il trasporto dei tifosi. O che lo faccia il Calcio Padova. 

La cosa curiosa è che in Italia guardiamo spesso all'estero per imparare qualcosa, ma poi andiamo in totale controtendenza: in Italia si parla di modello inglese, senza sapere nemmeno cosa sia, ma in Inghilterra gli stadi sono spesso e volentieri situati in pieno centro città o comunque nel cuore del quartiere a cui fanno riferimento. Fatevi un tour degli stadi di Londra e poi mi raccontate. A Padova aprimmo la tendenza di emigrare fuori dal centro cittadino per costruire l'Euganeo, all'inizio degli anni '90, mentre ora abbiamo chi ha aperto la tendenza di costruire lo stadio proprio in provincia: è il caso del Cagliari, che di fronte alla mancanza totale di dialogo col Comune di Cagliari, ha optato per la costruzione di uno stadio privato a Quartu S.Elena, trovando la disponibilità del Comune (che ha messo a disposizione il proprio stadio) e la ferma opposizione della questura, manovrata dal Sindaco di Cagliari, che non ha ancora concesso l'agibilità. Ecco, questo è ciò che si rischia con Zanonato: che metta i bastoni fra le ruote allungando fin dove possibile i propri tentacoli e mandando i propri gendarmi personali. Ma il rischio più grande è il suo: quello di ritrovarsi con un catafalco completamente inutile in città, inutilizzato, che lui ha difeso fino all'ultimo per fare un piacere all'amico Sinigaglia!

Nel frattempo ieri si è svolta la presentazione del bando per salvare l'Appiani:


Mi chiedo: dal momento che ce l'abbiamo già uno stadio in città, perchè non seguire l'esempio di quei paesi che sono molto più avanti rispetto all'Italia e riportare il Padova alle origini, nel campo di Via Carducci che è a tutti gli effetti la casa dei biancoscudati? Lo so già cosa state per dire: "E' impossibile!". Ma se ci pensate bene invece potrebbe essere una soluzione: si accontentano i tifosi, si fa realizzare un ritorno sia di immagine che economico non indifferente al Calcio Padova e senza bisogno di costruire nuove aree commerciali, si torna a vivere la città e si utilizzano i mezzi pubblici per spostarsi. Troppo facile vero? 

Sono rimasto basito nel leggere su facebook certi commenti, soprattutto di imprenditori padovani che si dicono "tifosi" e che si chiedevano il senso di risistemare l'Appiani, non riuscendo a cogliere che per un imprenditore potrebbe essere una grande occasione: state pur tranquilli che un Appiani ristrutturato e portato a 20.000 posti, il padovano lo riempirebbe, un altro stadio è più difficile. E se fossi un imprenditore, mi sbatterei proprio affinchè il Padova tornasse a casa propria. Ma se dici una cosa del genere passi quasi per blasfemo: perché, di grazia? Sarebbe una soluzione perfettamente logica in un paese normale, che succede? Siamo in Italia e qualsiasi soluzione logica diventa blasfema? Oppure ci sono altri interessi nell'area che non possono venire allo scoperto, come per esempio la futura costruzione di un Centro Commerciale proprio a due passi dal Prato, in Piazza Rabin?





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