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giovedì 20 settembre 2012

PADOVA E LA SUA STORIA: LA FONDAZIONE

La tomba di Antenore in Contrada San Biagio

Una cosa che molti padovani ignorano è la storia della propria città. In questa rubrica, che uscirà un paio di volte a settimana, andrò a ripercorrerne i vari passaggi, cercando di dare il giusto spazio anche ai personaggi che questa storia l'hanno costruita. Tratto dal sito Padovanet:

Le origini.
Secondo la tradizione l'origine di Padova è leggendaria e nobile: sarebbe infatti stata fondata nel 1185 A.C. dalla figura mitologica di Antenore, che risalì il Brenta alla ricerca di una nuova casa dopo la fuga da Troia e scacciò gli Euganei da quest'area, relegandoli a sud, a ridosso dei colli vulcanici che ancora portano il loro nome. 
Fonti storiche e ritrovamenti archeologici, ora esposti ai Musei Civici degli Eremitani, affermano che i primi abitanti del Veneto furono gli Euganei o Protoveneti, ai quali seguirono i Paleoveneti e quindi gli attuali Veneti o Eneti, popolazione probabilmente proveniente da una zona settentrionale dell'Asia Minore (ora Turchia) chiamata Paflagonia e, secondo Omero, al fianco dei Troiani nella guerra contro l'Alleanza delle città-stato della Grecia.
I Veneti abitarono stabilmente un'area che corrisponde all'incirca all'attuale Triveneto, anche se c'è chi afferma che i Veneti abitarono una vastissima area che va dal Mare del Nord all'Adriatico. La lingua che si usava era infatti un misto di etrusco, greco e influssi nordici. 
Testimonianze archeologiche confermano l'esistenza, intorno al XII secolo a.C., di un insediamento in una zona acquitrinosa formatasi per la presenza del fiume Brenta, per i Latini, "Medoacus". Lo stesso nome romano della città, "Patavium", sarebbe riferibile a Padus, (fiume, acquitrino oppure l'antico nome del fiume Po, un ramo del quale arrivava allora fin qui) e testimonierebbe lo stretto rapporto tra l'insediamento e le acque fluviali, la natura di Padova città d'acque. 
Per la sua posizione al centro di una pianura fertile, la vicinanza della già fiorente città di Atheste (l'attuale Este) e la confluenza geografica di vie di comunicazione che uniscono Nord e Sud, Est e Ovest, la città diviene presto un grosso centro produttivo e commerciale, famoso per l'allevamento dei cavalli e la lavorazione della lana. 
I Greci continuavano a spingersi a Nord lungo le coste dalmate e a tentare di risalire il Medoacus e nel 302 a.C. il re spartano Cleonimo, giunto quasi in città, fu sconfitto in una memorabile battaglia navale che continuò a venire ricordata per secoli con i giochi e le battaglie che si svolgevano lungo il Piovego, nei pressi di Ponte S. Agostino.

Antenore.
Antenore è la leggendaria figura del fondatore della città, dove arrivò nel 1185 A.C., risalendo il corso del fiume Brenta.
Secondo le narrazioni di Virgilio nell'Eneide e del padovano Tito Livio, egli fuggì come Enea da Troia in fiamme portando la famiglia lungo le coste dalmate fino alla foce del Brenta, che risalì fino agli insediamenti degli Euganei. Qui consultò un oracolo che gli pronosticò la fondazione di una grande e ricca città. Per trovare il luogo esatto dove insediarsi avrebbe dovuto scoccare una freccia verso degli uccelli in volo: la città sarebbe nata nel luogo dove fosse caduto l'uccello morente.
Il poeta padovano Lovato de'Lovati quando, nel 1274, fu disseppellito un antico sarcofago contenente uno scheletro, lo attribuì immediatamente all'eroe troiano. Per il sarcofago venne immediatamente costruita un'arca per esporlo alla città proteggendolo dalle intemperie e sistemato grossomodo dove si trova ancora oggi in Piazza Antenore. Lovato si premurò di conquistarsi un posto nella storia di Padova facendosi costruire un sarcofago simile, da porre di fianco a quello del mitico Capostipite di tutti i padovani. Non sapeva che, a causa del bassorilievo di un cane sul lato del sarcofago, quello sarebbe diventato poi, nella consuetudine popolare, "la tomba del cane di Antenore".
Studi sui resti hanno secoli dopo provato che in realtà si tratta di un guerriero di origine ungherese morto tra il III e il IV sec. D.C.
Oltre a Virgilio e Tito Livio, anche Omero, in cinque versi dell'Iliade, parla di una popolazione di Eneti o Enetoi, famosi allevatori di cavalli, provenienti dalla Paflagonia, alleati dei Troiani, poi emigrati, nel Veneto attuale. E nell'Iliade si fa riferimento a cinque località, Sesamo, Cromna, Citoro, l'Alta Eritini (o Faraglioni Rossi) ed Egialò, tutte puntualmente e sorprendentemente identificate dopo tremila anni.
Pur non esistendo alcuna prova dell'esistenza di Antenore, i ritrovamenti archeologici nell'area confermano però l'effettivo arrivo dei Veneti tra il XIII e l'XI sec. A.C.
E, curiosamente, in un passato più recente, la fama dei padovani come addestratori di cavalli era diffusa, come testimonia il Ponte dei Cavài (dei cavalli, appunto), dove i viaggiatori sostavano per cambiare cavalli e dove il mercato degli stessi fioriva.

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