Padova romana.
La città entra in contatto con Roma fin quasi dalle origini di
questa, stringendo un'alleanza militare per fronteggiare insieme la pressione
dei Galli, stanziati sulle vicine colline Beriche, a sud dell'attuale Vicenza.
Successivamente i sempre più frequenti rapporti determinano la romanizzazione
della città, che diventa municipium tra il 49 e il 42 a.C, probabilmente nel 45
a.C con la Lex Julia Municipalis. Fu ascritta alla tribù Fabia, assimilata alla
gens Julia, e visse pacificamente per 4 secoli, divenendo una delle più ricche
città dell'Impero grazie, tra le altre cose, all'allevamento di cavalli. Poco
prima di questo evento nacque, appena fuori città, Tito
Livio, che di Roma scrisse la storia nella monumentale opera
"Ab urbe condita" in età augustea.
In questo
periodo Padova era la terza città più importante, dopo Roma e Cadice e divenne
parte della X Regio che aveva come capitale Aquileia, cui era collegata grazie
alla via Annia (costruita nel 731 a.C.) che partiva da Adria. Questa
antichissima ed importante strada permetteva di collegarsi con la Postumia, che
attraversava la Pianura Padana, arrivando fino a Genova e proseguiva oltre
Adria con la Annia Pompilia e la Flaminia che terminava a Roma. Propio questa
posizione di crocevia e la facilità ad usare i corsi d'acqua per il trasporto
delle merci, permisero alla città di raggiungere una felice condizione
economica. A quell'epoca la città si era sviluppata attorno al cardo e al
decumano che corrispondevano rispettivamente alle attuali assi di Strà Maggiore
(ora Via Dante)/Via Barbarigo e Via S. Francesco, l'Umbelicus Urbis si
collocava nell'attuale Piazza del Duomo. Le mura romane, di cui non
rimangono purtroppo tracce si estendevano probabilmente da Ponte Molino a Porta Altinate, a Porta
Pontecorvo, a Ponte S.Giovanni delle Navi a Ponte dei Tadi.
Altro
asse fondamentale per la città era quello di Via Altinate (così chiamata perché
portava ad Altino, tappa fondamentale della via per Aquileia)/Corso Milano e
Corso Garibaldi/Via Roma. Nel punto d'incontro di queste due
strade c'era il Foro, che si estendeva in corrispondenza dell'attuale Listón da
Piazza Garibaldi a Piazza Cavour. Del Foro ci rimane solo la Colonna della
Madonna dei Noli, al centro di Piazza Garibaldi, Appena oltre il Foro, le
Terme, i cui resti sono stati trovati nell'area tra il Municipio e Via San
Canziano, dove era il nucleo più antico della città Un po' più a Nord, l'Arena, i cui resti sono ancora visibili nei
giardini omonimi. A Sud, poco fuori dai confini della città, il magnifico
teatro dello Zaìro e il Circo, nell'area in cui ora sorge Prato della Valle.
Tito Livio.
Scarse le notizie sulla vita del grande storico ed autore latino
Tito Livio, di cui non si conosce il cognome. Si ritiene sia nato a Teolo il 59
a.C. Pur provenendo da nobile famiglia, lo storico non partecipò alla vita
pubblica. Venne inizialmente accusato di patavinitas ovvero di provincialismo
dai suoi detrattori, ma si impose ben presto come uno dei più grandi storici
del suo tempo. Quando all'età di 24 anni si trasferì a Roma, si guadagnò
infatti notevole prestigio e divenne amico dell'imperatore Augusto, che pare
gli affidò l'educazione culturale del nipote adottivo Claudio di cui intese ed
assecondò la propensione alla storiografia. Ebbe una figlia ed un figlio, Tito,
divenuto poi famoso geografo. I suoi interessi si rivolsero dapprima alla
filosofia, ma presto si concentrarono interamente sulla redazione della
monumentale storia di Roma, Ab Urbe Condita, per celebrare Roma dalla sua
fondazione (tradizionalmente datata 21 aprile 753 a.C.) fino al regno
dell'imperatore Augusto. Le sue opere, ancor oggi studiate e commentate, sono
diventate dei classici.
Di idee conservatrici, improntò la sua vita e la sua opera ad
equilibrio morale e religioso e spirito patriottico. Il suo essere un convinto
pompeiano, e quindi critico nei confronti di Cesare, non gli impedì di
comprendere lo spirito nuovo dei tempi, di ammirare l'opera riformatrice imperiale
e di celebrare la pace augustea e la figura stessa dell'imperatore. Morì a
Padova nel 17 d.C. La sua lapide funeraria con un'epigrafe incisa su un grosso
blocco di ruvida trachite euganea è conservata nell'atrio del Palazzo
Capodilista, in Via Umberto I.
(Le notizie sono riprese dal sito Padovanet)
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